Quando il ginocchio fa male: capire le cause e la giusta terapia

Marzo 23, 2021by admin0
È uno dei sintomi con cui quasi tutti, prima o poi, devono fare i conti. Il dolore al ginocchio non risparmia bambini, adolescenti, adulti, anziani: può arrivare dopo un trauma, oppure affacciarsi senza che ci siano stati incidenti; iniziare all’improvviso, oppure insinuarsi pian piano finché diventa troppo fastidioso per essere ignorato. Ed è un problema serio, che si vorrebbe risolvere prima possibile perché l’articolazione del ginocchio, la più grande di tutto l’organismo, è continuamente al lavoro anche nei movimenti più semplici: regge il nostro peso quando stiamo in piedi, ci consente di piegarci, alzarci, girarci. Il guaio è che si tratta di un’articolazione “delicata”, complessa e proprio per questo più a rischio di rotture o alterazioni della funzionalità. «Il ginocchio deve garantire una varietà di movimenti superiore alle altre articolazioni, nonostante per motivi anatomici abbia una stabilità inferiore, visto che una superficie quasi piatta, quella della tibia, deve “raccordarsi” con le due parti convesse terminali del femore. Da qui la necessità della presenza dei menischi, che funzionano un po’ come “zeppe” per ammortizzare il carico, e del legamento crociato anteriore e posteriore».

Come capire che cosa non va

Il dolore perciò può dipendere da problemi a una delle numerose strutture all’interno del ginocchio, dai menischi ai legamenti, dalle rotule alle cartilagini: come capire che cosa non va? «Se il dolore è comparso da pochi giorni e non c’è stato un trauma evidente si può chiedere consiglio al medico di base. Utilizzare nel frattempo il ghiaccio e far riposare l’articolazione, senza compiere sforzi, può aiutare a ridurre i fastidi; le pomate per uso locale invece servono solo se ci sono ematomi o problemi esterni all’articolazione, mentre i cerotti medicati possono lenire un po’ il dolore ed essere di qualche utilità. Il medico di base, inoltre, può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici per qualche giorno; meglio invece evitare, in una fase acuta e precoce, la fisioterapia o la laser-terapia che in alcuni casi potrebbero peggiorare le cose. Se però il dolore al ginocchio diventa cronico, sono indispensabili una visita dall’ortopedico e qualche accertamento diagnostico». «Una visita accurata è necessaria per indagare tipo, localizzazione e gravità del dolore, ma anche per capire se il ginocchio si muove bene o meno, se c’è un versamento o un difetto posturale, se la muscolatura è adeguata. La visita serve poi ad accertarsi che il problema dipenda realmente dal ginocchio, a volte dolorante per patologie dell’anca che vi si irradiano; inoltre, occorre essere sicuri che non ci sia stato un trauma più o meno recente, seppur banale come una piccola distorsione».

Gli esami

Una volta ipotizzata la causa del dolore al ginocchio, gli esami più spesso prescritti sono la radiografia, per escludere fratture e valutare lo stato delle cartilagini, e la risonanza magnetica che consente di vedere parti molli e legamenti. «Di solito la TAC e soprattutto le ecografie sono meno utili. La raccolta dei sintomi è tuttavia ciò che più serve a capire: se, ad esempio, il paziente non riesce a star seduto a lungo con le ginocchia piegate, è possibile sia colpa di un problema alla rotula; se il dolore è acuto e non si possono stendere le gambe, potrebbe essersi rotto il menisco, e così via».

Le cause

Quali sono le cause più frequenti di dolore al ginocchio? «Escludendo l’artrosi, nell’adulto sono comuni le patologie dei menischi: oltre alla rottura per un trauma, questi “cuscinetti” possono degenerare nel tempo. Anche le lesioni ai legamenti crociati, frequenti soprattutto a carico dell’anteriore, sono cause possibili di dolore, ma sono sempre provocate da traumi; infine, può essere colpa di una patologia della rotula. Questo osso si trova nella parte anteriore del ginocchio, protegge il femore e consente l’estensione dell’articolazione,  di norma scorre perfettamente allineato in una sorta di “corridoio” osseo: se l’allineamento viene meno, perché i legamenti sono un po’ più lassi del dovuto, come accade spesso nelle donne, la rotula tende a spostarsi verso l’esterno e il ginocchio tende a cedere».

Le terapie

Se non c’è un’instabilità eccessiva si può intervenire con una riabilitazione che rafforzi la muscolatura locale per mantenere in asse il ginocchio e risolvere il dolore; altrimenti, in presenza di un notevole spostamento della rotula, occorre stabilizzarla con la chirurgia. I menischi invece non per forza devono essere operati quando si rompono, anzi: in chi ha più di 35- 40 anni e un menisco degenerato, c’è margine per una “guarigione” spontanea in cui il dolore poi scompare, mentre l’intervento in artroscopia per rimuovere questa piccola porzione non sempre dà risultati brillanti: «Nei pazienti più avanti negli anni asportare il menisco può perfino provocare danni consistenti all’articolazione in un 30 per cento dei casi». Meglio allora terapie conservative, che non “guariscono” il problema alla base del dolore al ginocchio, ma leniscono i fastidi e consentono di riprendere le attività quotidiane, come la tecar-terapia o la terapia riabilitativa (un buon tono muscolare è sempre fondamentale), fino all’uso di antinfiammatori. In presenza di dolore articolare possono essere indicate le infiltrazioni che, però, non sempre sono necessarie né devono essere considerate una terapia “facile”: «Qualunque sia il farmaco utilizzato, le infiltrazioni non sono un atto banale. Esiste il rischio, seppure basso, di infezione articolare, per cui devono essere eseguite da medici esperti, con un’accurata sterilità e senza abusarne, specialmente in assenza di risultati, scegliendo con buonsenso i principi attivi da utilizzare: l’acido ialuronico, ad esempio, ha prevalentemente un effetto lubrificante e analgesico, i derivati delle piastrine riducono il dolore e secondo alcuni studi potrebbero avere un’azione positiva sulla cartilagine, tuttora però non dimostrata a sufficienza. Gli effetti migliori si hanno su danni cartilaginei nei primi stadi, ma si tratta, comunque, di metodi da cui è bene non aspettarsi miracoli».

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